Apple ha presentato ricorso contro la multa da 1,84 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Europea per la cosiddetta clausola anti-steering. L’azienda di Cupertino aveva già delineato la sua strategia difensiva, accusando Spotify di voler beneficiare dei vantaggi di App Store senza pagare nulla, una disputa che pone al centro la questione delle politiche di commissione e delle pratiche commerciali di Apple.
A marzo 2019, Spotify aveva presentato una denuncia contro Apple, sostenendo che le politiche di quest’ultima danneggiassero la concorrenza e i consumatori. Questo ha portato la Commissione Europea ad avviare un’indagine il 16 giugno 2020. Dopo quasi quattro anni, la Commissione ha deciso di infliggere la sanzione ad Apple per aver imposto la clausola anti-steering, una pratica che vieta agli sviluppatori di inserire link o pulsanti che portano l’utente al sito dello sviluppatore per effettuare acquisti a prezzi inferiori rispetto a quelli presenti su App Store.
Secondo la Commissione, tale pratica non solo danneggia gli sviluppatori, ma influisce negativamente anche sui consumatori, costretti a pagare di più per gli abbonamenti. Gli sviluppatori devono infatti recuperare i costi della commissione del 30% che Apple applica per ogni acquisto in-app, un onere che spesso viene trasferito sui consumatori finali sotto forma di prezzi più alti.
Apple ha dunque presentato ricorso, sostenendo che la decisione della Commissione sia errata. Secondo l’azienda, non vi sarebbe alcuna prova concreta di danni causati ai consumatori né di concorrenza sleale. Inoltre, Apple accusa Spotify di aver collaborato strettamente con la Commissione per “costruire tre casi” a partire dal 2015, suggerendo che le accuse siano state orchestrate in modo strategico per danneggiare la sua posizione sul mercato.
In seguito alla decisione della Commissione e all’implementazione del Digital Markets Act, Spotify ha inviato ad Apple una nuova versione dell’app. Tuttavia, questa è stata rigettata due volte poiché obbligata a rispettare le linee guida di Apple, che prevedono il pagamento di una commissione del 27% per gli acquisti esterni. La clausola anti-steering è ora oggetto di una nuova indagine avviata a fine marzo, che esaminerà ulteriormente le implicazioni di queste pratiche sulla concorrenza e sul mercato.
La questione della clausola anti-steering solleva importanti interrogativi su come le piattaforme digitali gestiscono le loro relazioni con gli sviluppatori e gli utenti finali. La decisione finale della Commissione Europea potrebbe avere un impatto significativo non solo su Apple, ma sull’intero settore della tecnologia e dei servizi digitali, influenzando le future politiche di app store e le pratiche commerciali in tutto il mondo. La disputa evidenzia la crescente attenzione regolamentare verso le grandi piattaforme tecnologiche e la loro influenza sul mercato, un tema che continuerà a essere centrale nei prossimi anni.
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