Il 2024 segna una nuova tappa decisiva nella lunga battaglia legale tra Google e la Commissione europea, con la conferma della multa di 2,42 miliardi di euro inflitta nel 2017 per abuso di posizione dominante. Il servizio Google Shopping è stato al centro delle indagini per aver beneficiato di un vantaggio illecito, a discapito dei concorrenti. La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) sancisce l’epilogo di una disputa che ha messo in luce le problematiche relative alla concorrenza nel mercato digitale.
Un lungo percorso legale iniziato nel 2010
Le origini di questa vicenda risalgono a novembre 2010, quando la Commissione europea ha avviato un’indagine sul comportamento di Google nel mercato dei motori di ricerca. L’accusa principale era di aver sfruttato la propria posizione dominante per favorire Google Shopping, il proprio servizio di comparazione di prodotti, a discapito dei concorrenti. Le prime avvisaglie del comportamento scorretto risalivano già a quegli anni, ma ci sono voluti quasi sette anni prima che la Commissione potesse infliggere una multa da 2,42 miliardi di euro all’azienda di Mountain View.
Abuso di posizione dominante: i dettagli
L’accusa centrale riguarda il modo in cui Google Shopping veniva posizionato nei risultati di ricerca. Ogni volta che un utente cercava un prodotto, il motore di ricerca di Google mostrava prioritariamente i risultati del proprio comparatore di prezzi, relegando quelli dei concorrenti in posizioni meno visibili. Questo comportamento, secondo la Commissione europea, costituiva un chiaro abuso di posizione dominante, in quanto penalizzava le altre piattaforme di comparazione e impediva una competizione equa.
L’algoritmo sotto accusa
Il problema risiedeva proprio nell’algoritmo utilizzato da Google per classificare i risultati delle ricerche. Mentre i prodotti sponsorizzati da Google Shopping apparivano sempre in cima alla pagina, quelli dei servizi concorrenti venivano retroceduti artificialmente, indipendentemente dalla loro rilevanza o prezzo. Questo comportamento ha danneggiato gravemente le piattaforme rivali, riducendo il loro traffico web e limitando la loro capacità di competere in modo efficace.
La risposta di Google e il ricorso in tribunale
Nel 2017, dopo l’imposizione della multa, Google ha presentato ricorso al Tribunale dell’Unione europea, contestando la decisione della Commissione. Tuttavia, nel 2021, il Tribunale ha confermato la multa, giudicando corrette le conclusioni della Commissione. Google ha quindi deciso di fare appello alla Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE), il più alto organo giudiziario dell’UE, nel tentativo di ribaltare la decisione.
La sentenza definitiva della Corte di Giustizia
A settembre 2024, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha emesso la sua sentenza definitiva, respingendo il ricorso di Google e confermando la multa di 2,42 miliardi di euro. Nella sua decisione, la Corte ha ribadito che Google aveva effettivamente abusato della propria posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca per favorire Google Shopping in modo ingiustificato. Questo comportamento, secondo i giudici, ha violato le norme antitrust europee, danneggiando i consumatori e i concorrenti.
La reazione di Google alla sentenza
Dopo la sentenza della Corte, un portavoce di Google ha espresso delusione per la decisione, sottolineando che il caso riguardava un “insieme di fatti molto specifici”. Ha inoltre affermato che l’azienda aveva apportato modifiche al proprio servizio nel 2017, conformandosi alla decisione della Commissione europea. Da allora, secondo Google, il nuovo approccio ha funzionato con successo, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi.
Il Digital Markets Act e le nuove sanzioni
Nonostante la delusione per la sentenza, Google potrebbe considerarsi fortunata. Dal 2023, infatti, è entrato in vigore il Digital Markets Act (DMA), una normativa che vieta la cosiddetta auto-preferenza nei servizi digitali. Se Google fosse stata sanzionata sotto la nuova legge, la multa sarebbe stata molto più elevata, potendo arrivare fino al 10% delle entrate globali annuali dell’azienda.
Il ruolo del Digital Markets Act nella concorrenza digitale
Il Digital Markets Act rappresenta un passo significativo nella regolamentazione delle grandi piattaforme digitali. Con questo nuovo quadro normativo, l’Unione Europea mira a prevenire abusi di posizione dominante da parte delle cosiddette “gatekeeper”, ossia quelle aziende che controllano l’accesso a servizi e mercati chiave nel mondo digitale. Google, insieme ad altri giganti della tecnologia come Apple e Meta, rientra in questa categoria e deve ora conformarsi a regole più stringenti per garantire una competizione equa.
Google Shopping: le implicazioni della sentenza
La conferma della multa inflitta a Google Shopping avrà ripercussioni significative non solo per Google, ma per l’intero ecosistema delle piattaforme di comparazione prezzi. La sentenza rafforza il principio secondo cui le aziende che detengono una posizione dominante devono utilizzare tale posizione in modo responsabile, senza sfruttarla per soffocare la concorrenza.
Impatto sui servizi di comparazione prezzi
Negli ultimi anni, molti dei concorrenti di Google Shopping hanno subito gravi perdite di traffico a causa della scarsa visibilità nei risultati di ricerca. La sentenza potrebbe rappresentare un’opportunità per queste piattaforme di recuperare terreno, con la speranza di un riequilibrio della competizione.
I prossimi passi per Google
Dopo la conferma della multa da parte della Corte di Giustizia, Google dovrà prendere ulteriori provvedimenti per evitare futuri conflitti con le autorità di regolamentazione europee. L’azienda ha già apportato modifiche al modo in cui Google Shopping appare nei risultati di ricerca, ma potrebbe essere necessario fare di più per soddisfare le nuove norme del Digital Markets Act.
Considerazioni finali
Il caso di Google Shopping e la conferma della multa da 2,42 miliardi di euro segna una vittoria significativa per la Commissione europea nella sua lotta contro gli abusi di posizione dominante nel mercato digitale. Questa sentenza rafforza il ruolo dell’UE come guardiano della concorrenza e invia un chiaro messaggio a tutte le grandi piattaforme digitali: l’abuso della propria posizione dominante non sarà tollerato.
Anno | Evento chiave | Multe |
---|---|---|
2010 | Inizio indagine della Commissione su Google Shopping | Nessuna |
2017 | Prima multa inflitta a Google per abuso di posizione dominante | 2,42 miliardi di euro |
2021 | Conferma della multa da parte del Tribunale dell’Unione europea | Nessuna modifica |
2024 | Sentenza definitiva della Corte di Giustizia UE | Multa confermata |