Mark Zuckerberg, il CEO di Meta, è stato nuovamente chiamato in causa dall’Unione Europea riguardo alla crescente ondata di fake news e disinformazione che affligge le piattaforme di Facebook e Instagram. In seguito all’attacco terroristico di Hamas contro Israele, si è verificato un aumento esponenziale di contenuti illegali e notizie false su entrambe le piattaforme di Meta. Il commissario per il mercato interno, Thierry Breton, ha inviato una lettera urgente a Zuckerberg, chiedendo un intervento immediato.
Nella lettera, Breton sottolinea l’urgenza di rimuovere immediatamente i contenuti falsi e implementare misure rigorose per limitarne la diffusione, come richiesto dal Digital Services Act. La situazione è particolarmente critica in relazione alle elezioni politiche in vari paesi europei. Nonostante le misure adottate da Meta per contrastare la disinformazione, sono ancora presenti contenuti manipolati riguardanti le elezioni in Slovacchia. Il commissario ha richiesto azioni concrete per evitare che questo influenzi anche le prossime elezioni in Croazia, Olanda, Polonia, Romania, Belgio, Lituania, Austria e quelle del Parlamento europeo.
A Meta è stato concesso un termine di 24 ore per rispondere ufficialmente, specificando in dettaglio come intendono adempiere agli obblighi previsti dal DSA (Digital Services Act). In caso di mancato rispetto delle richieste dell’UE, potrebbe essere avviata un’indagine che, in caso di violazione, potrebbe portare a sanzioni fino al 6% delle entrate globali di Meta.
Un portavoce di Meta ha risposto alle accuse affermando che la società ha immediatamente istituito un centro operativo speciale per monitorare e rispondere alla situazione in evoluzione. Questo centro è composto da esperti, tra cui coloro che parlano fluentemente ebraico e arabo, che lavorano incessantemente per mantenere le piattaforme sicure e intervenire sui contenuti che violano le policy o le leggi locali. Inoltre, Meta sta collaborando con fact-checker di terze parti nella regione per limitare la diffusione della disinformazione.
La vicenda mette ulteriormente in evidenza la crescente pressione esercitata dalle autorità regolatorie sull’azienda di Zuckerberg, chiedendo una maggiore responsabilità nella gestione dei contenuti diffusi sulle sue piattaforme, specialmente in situazioni sensibili come quelle riguardanti conflitti internazionali e processi democratici.