Violazione della privacy su Instagram: Raccolta illegale di dati minori da parte di Meta e rischio di severe sanzioni legali.
Meta, la società madre di Instagram, si trova al centro di una controversia legata a una presunta violazione della privacy riguardante la raccolta di dati di utenti di età inferiore a 13 anni. Questa situazione delicata emerge in seguito alla denuncia avanzata da 33 stati nei confronti di Meta, accusata di arrecare danni alla salute mentale dei giovani utenti delle sue piattaforme.
I documenti resi pubblici indicano che Meta avrebbe raccolto dati di oltre 1,1 milioni di utenti con età inferiore a 13 anni tra il primo trimestre del 2019 e il secondo trimestre del 2023. Ciò, nonostante l’accesso a Instagram sia strettamente vietato a chi ha meno di 13 anni. La società, invece di chiudere gli account non conformi alle norme, avrebbe continuato a raccogliere dati sensibili, tra cui indirizzi email e posizioni geografiche, senza ottenere l’autorizzazione necessaria dai genitori.
Questa pratica, se accertata, rappresenta una grave violazione della privacy, suscettibile di sanzioni finanziarie significative. La denuncia cita diversi documenti, tra cui email interne, chat dei dipendenti e presentazioni aziendali, che sembrano confermare la condotta illecita di Meta.
La questione solleva interrogativi cruciali sulla tutela della privacy online dei minori e sulla responsabilità delle grandi aziende nel rispettare le leggi vigenti, in particolare il Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998. Quest’ultimo stabilisce che la raccolta dei dati di minori online è consentita solo previo consenso dei genitori, con una sanzione di oltre 50.000 dollari per ogni violazione.
Inoltre, emerge che Meta avrebbe ricevuto più di 1,1 milioni di segnalazioni relative a utenti di età inferiore a 13 anni nel periodo menzionato. Tuttavia, la società avrebbe disattivato solo una frazione minima di tali account, permettendo così la persistenza della pratica di raccolta dati.
Va notato che l’azienda sostiene che la denuncia non fornisce un quadro completo delle misure adottate per identificare e rimuovere gli account aperti da utenti con meno di 13 anni negli Stati Uniti. Meta ha anche affermato che l’attuale sistema di verifica dell’età non funziona correttamente.
Questa situazione giunge in un momento in cui Meta ha proposto un’iniziativa che suggerisce di affidare ai genitori il controllo sull’accesso alle app per gli utenti di età inferiore a 16 anni. Tale proposta si tradurrebbe nella verifica dell’età effettuata dai genitori anziché dalle aziende che offrono servizi online.
In conclusione, il caso Meta solleva gravi preoccupazioni sulla gestione dei dati personali dei minori su piattaforme social, ponendo l’attenzione su questioni cruciali legate alla protezione della privacy e alla responsabilità delle grandi corporazioni nel mondo digitale. La vicenda sarà verosimilmente oggetto di ulteriori indagini legali e di approfondimenti sull’efficacia delle misure attualmente adottate per garantire un ambiente online sicuro per i giovani utenti.