TIM ha comunicato l’avvio del processo di spegnimento delle prime 62 centrali interamente in rame, distribuite in 54 Comuni di 11 Regioni. Questo segna un passo importante nel piano di decommissioning approvato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), avviato domani, 25 maggio.
Il piano di decommissioning è stato annunciato da TIM nel 2017 e AGCOM ha stabilito le condizioni per avviare il processo con la delibera n. 348/19/CONS. Secondo l’art. 50, la dismissione può avvenire solo se almeno il 60% dei clienti è passato a un servizio NGA. TIM deve comunicare la cessazione del contratto ai clienti ancora su connessione ADSL.
Con la delibera n. 34/21/CONS, AGCOM ha approvato lo switch off delle prime 62 centrali, situate in regioni come Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. La maggior parte delle nuove connessioni utilizzerà la tecnologia FTTC, con una media di attivazione superiore al 70%.
La migrazione verso connessioni a banda larga non solo migliora le prestazioni, ma riduce anche i consumi energetici di circa 450.000 MWh e le emissioni di CO2 di 209.600.000 kg, equivalenti a piantare 16.108.000 alberi. Entro il 2028, TIM prevede di spegnere oltre 6.700 centrali su circa 10.500. AGCOM ha già approvato il decommissioning di altre 1.342 centrali con la delibera n. 238/23/CONS.
Elisabetta Romano, Chief Network Operations & Wholesale Officer di TIM, ha dichiarato che l’azienda sta avviando una fase cruciale di trasformazione della rete di accesso. La migrazione dai servizi di rete in rame a quelli di nuova generazione è essenziale per dismettere oltre il 60% delle centrali, localizzate principalmente in aree periferiche o piccoli comuni. TIM sta lavorando per accelerare il processo e creare le condizioni per spegnere un numero significativo di centrali nei prossimi due anni.