Il recente ultimatum degli Stati Uniti a ByteDance, la società madre di TikTok, ha scatenato una serie di reazioni e discussioni su scala globale. La proposta di legge “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act”, approvata all’unanimità dalla Commissione Energia e Commercio della Camera dei rappresentanti, impone a ByteDance di cedere il controllo di TikTok entro 180 giorni. In caso contrario, l’app sarà rimossa dagli store di Apple e Google negli Stati Uniti.
La motivazione dietro questa mossa è la preoccupazione per la sicurezza nazionale, poiché ByteDance è una società cinese e TikTok potrebbe essere utilizzato come strumento per il controllo e la manipolazione delle persone da parte del governo cinese. L’idea di un’app di proprietà cinese che raccoglie dati e informazioni sugli utenti americani ha suscitato preoccupazioni sul rischio di spionaggio e interferenza esterna.
Prima della votazione sulla proposta di legge, TikTok ha reagito mostrando un avviso all’interno dell’app, invitando gli utenti statunitensi a telefonare ai legislatori per esprimere il loro dissenso. Questa mossa ha portato a migliaia di telefonate agli uffici del Congresso, con alcuni utenti che hanno minacciato azioni estreme se l’app venisse bandita. La reazione degli utenti ha evidenziato quanto TikTok sia diventato parte integrante della vita quotidiana di molti americani, con alcuni che lo considerano essenziale per il loro benessere emotivo e sociale.
Nonostante le proteste degli utenti e gli sforzi di TikTok per opporsi alla proposta di legge, la Commissione Energia e Commercio ha votato all’unanimità per approvarla. I sostenitori della legge sottolineano che l’obiettivo non è quello di bandire TikTok, ma di proteggere gli interessi e la sicurezza degli utenti e delle aziende statunitensi. Tuttavia, alcuni legislatori hanno espresso pubblicamente l’intenzione di bandire l’app, sottolineando le preoccupazioni sulla sua sicurezza e affidabilità.
Ora la proposta di legge dovrà essere approvata dalla Camera dei rappresentanti in seduta plenaria e dal Senato, e infine firmata dal Presidente Joe Biden prima di diventare legge. La vicenda continua a sollevare domande su come le grandi aziende tecnologiche gestiscono i dati degli utenti e su come i governi regolamentano le piattaforme digitali per proteggere la sicurezza nazionale e la privacy dei cittadini.
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