Negli ultimi giorni, la Russia è stata teatro di un evento che ha sollevato numerose domande e preoccupazioni riguardo alla libertà di comunicazione e all’eventuale censura da parte del governo. Diversi utenti russi, infatti, hanno segnalato l’impossibilità di accedere a popolari servizi di messaggistica come WhatsApp e Telegram. Questo blackout ha colpito anche altre piattaforme, suscitando un ampio dibattito su cosa potrebbe realmente essere accaduto. Il Roskomnadzor, l’ente federale russo che supervisiona le comunicazioni, ha dichiarato che la causa del disservizio sarebbe stato un attacco DDoS (Distributed Denial of Service). Tuttavia, molti ritengono che si tratti piuttosto di un test per verificare la capacità di censurare le comunicazioni nel Paese.
Crescono le preoccupazioni per la libertà di comunicazione
Nel corso delle ultime settimane, le segnalazioni di interruzioni dei servizi online in Russia sono aumentate sensibilmente. Tra i servizi più colpiti ci sono non solo WhatsApp e Telegram, ma anche altre piattaforme occidentali come Signal e YouTube. Questo fenomeno ha suscitato timori crescenti circa la possibilità che il governo russo stia sperimentando nuove tecniche di controllo dell’informazione e di censura.
Il blackout di WhatsApp e Telegram
Il blackout di WhatsApp, che è stato segnalato esclusivamente in Russia, è stato confermato anche da NetBlocks, una ONG che monitora la connettività a Internet a livello globale. Telegram, dal canto suo, è risultato inaccessibile non solo in Russia, ma anche in paesi limitrofi come Kazakhstan e Uzbekistan. L’uso di questi servizi è stato reso possibile solo attraverso l’uso di VPN (Virtual Private Network), il che ha sollevato ulteriori sospetti circa l’intervento delle autorità russe per bloccare deliberatamente l’accesso a queste piattaforme.
Le dichiarazioni ufficiali e i dubbi degli esperti
Secondo Mikhail Klimarev, direttore dell’Internet Protection Society, l’interruzione dei servizi di messaggistica sarebbe il risultato di una nuova modalità di blocco chiamata “anti-messenger mode” attivata dalle autorità russe. Questo metodo potrebbe essere stato utilizzato per testare la capacità di bloccare specifici canali di comunicazione durante momenti di crisi o di contestazione.
Dopo circa un’ora di blackout, il Roskomnadzor ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui attribuiva l’interruzione a un attacco DDoS contro gli operatori di telecomunicazioni russi. Tuttavia, numerosi esperti e attivisti non credono a questa spiegazione, ritenendo che un attacco DDoS di tale portata, capace di colpire tutti gli operatori di un paese, sia estremamente raro. Secondo questi esperti, è più probabile che si tratti di un’azione coordinata tra le autorità russe e gli operatori stessi, forse un test per misurare l’efficacia delle tecniche di censura.
Altri esempi di censura: il caso YouTube
Non è la prima volta che la Russia viene accusata di condurre test di censura su larga scala. Nel mese di luglio, l’accesso a YouTube era stato rallentato in modo significativo per gli utenti russi. Rostelecom, l’operatore di telecomunicazioni controllato dal governo, aveva attribuito il problema a un malfunzionamento della Google Global Cache. Tuttavia, Google ha successivamente dichiarato che non c’era stato alcun problema tecnico, alimentando così ulteriori sospetti su un intervento deliberato delle autorità russe.
Possibili spiegazioni tecniche
Un membro dell’organizzazione Roskomsvoboda, che si occupa di monitorare la libertà di Internet in Russia, ha suggerito due possibili spiegazioni tecniche per il blackout. La prima ipotesi è che le autorità russe abbiano bloccato gli indirizzi IP delle CDN (Content Delivery Network) utilizzate dai servizi colpiti, impedendo così la loro corretta erogazione. La seconda ipotesi è che sia stato bloccato tutto il traffico cifrato non identificato, un’azione che avrebbe avuto l’effetto di interrompere l’accesso ai servizi di messaggistica che utilizzano la crittografia end-to-end per proteggere le comunicazioni degli utenti.
Il ruolo delle VPN e la risposta della comunità tecnologica
Con l’accesso ai principali servizi di messaggistica bloccato, molti utenti russi si sono rivolti all’uso di VPN per aggirare le restrizioni e continuare a comunicare in modo sicuro. Tuttavia, anche l’uso delle VPN potrebbe diventare più difficile se il governo russo decidesse di intensificare i suoi sforzi di censura, bloccando o limitando l’accesso a queste tecnologie.
La comunità tecnologica internazionale sta osservando con attenzione gli sviluppi in Russia, preoccupata che questi test possano essere il preludio a una censura ancora più severa. L’uso delle tecnologie di crittografia e dei servizi di messaggistica sicuri come Signal è diventato cruciale per proteggere la libertà di espressione in paesi dove la censura è in aumento.
una strategia di censura in evoluzione?
L’evento del blackout di WhatsApp e Telegram in Russia solleva serie preoccupazioni su un possibile aumento delle misure di censura nel Paese. Se le autorità russe stanno effettivamente testando nuove tecniche per controllare l’accesso alle informazioni, questo potrebbe avere implicazioni profonde non solo per la libertà di comunicazione in Russia, ma anche per il modo in cui i governi di tutto il mondo potrebbero cercare di controllare Internet in futuro.
Per ora, resta da vedere quali saranno le prossime mosse del governo russo e come la comunità internazionale risponderà a queste nuove sfide. Una cosa è certa: la battaglia per la libertà di comunicazione in Russia è tutt’altro che conclusa.